Leggendo l’ultimo editoriale di Liliana Comandè (e tutti gli altri che l’hanno preceduto) ci è venuta spontanea una riflessione. Il sottoscritto si premura di informare i lettori dal fronte delle aerolinee, aeroporti e industria aerea in generale con notizie che -come ben si sa- sono tutt’altro che allegre, specialmente se riferite al fronte italiano. Liliana da parte sua continua a commentare notizie che provengono dal fronte del turismo e degli agenti di viaggio, anch’esse purtroppo caratterizzate da un colore grigio-depressione.
Sia gli articoli dell’uno come quelli dell’altro sembrano bollettini provenienti dal fronte di un conflitto ai quali fra l’altro manca il lato propagandistico (“ce la faremo, la nostra bandiera trionferà….”) sfumature che di solito si tendono a dare nel bel mezzo di una guerra per tenere alto il morale.
Ma chi se la sente di dare uno spiraglio di ottimismo in mezzo a tanta desolazione, e soprattutto in base a quali presupposti? Cambiano i governi, cambiano i timonieri ma prosegue inesorabile il cammino verso la discesa. Certo in mezzo a tanta desolazione gli agenti di viaggio da una parte avranno piacere di trovare qualcuno che esprime e porta allo scoperto i loro problemi quotidiani ma, diciamolo francamente, una volta se si pubblicava su un mezzo di diffusione una notizia, un fatto che non andava, c’era sempre la sia pur remota possibilità che qualcuno che contava prendeva in considerazione il tuo suggerimento, la tua denuncia e si dava da fare per proporre cambiamenti: dopotutto doveva essere questa la funzione principale del giornalista.
La scomoda verità
Era quasi una missione denunciare la verità, per quanto scomoda essa poteva sembrare, ma tutto veniva fatto sperando che qualcosa alla fine cambiasse. Oggi tuttavia venuta meno anche questa speranza e circondati da una massa infinita e informe di giornali elettronici, di siti web, bombardati incessantemente 24 ore su 24 di notizie che riempiono la nostra casella postale di giorno e di notte feste comprese, paradossalmente vanno vanificate e perdute anche quelle informazioni che invece meriterebbero attenzione.
Ebbene se c’è una cosa che la rivoluzione telematica sta dimostrando è che non è certo la quantità, la mole di notizie a far la differenza, quanto invece solo e soltanto la qualità la quale però proprio perché finisce nell’oceano infinito delle notizie finisce per non venir nemmeno notata,
Ma se quanto da noi denunciato corrisponde a verità e non è cioè gonfiato da un gratuito pessimismo, quali sbocchi rimangono aperti? Non è che per caso scriviamo queste note per noi stessi? E’ davvero soltanto pensare queste considerazioni, ma la verità non è poi tanto lontana da esse.
e l’intermediazione?
Se il mondo del trasporto aereo ogni giorno cerca di inventarsi nuove soluzioni per fare tutto da solo snobbando il mondo dell’intermediazione, se quest’ultimo a sua volta è lacerato da lotte interne e da mancanza di unità, su quali presupposti continuare a dar credito ad una professione come quella dell’agente di viaggio?
Perché è arrivata la concorrenza in campo ferroviario e pertanto essendoci più operatori in gioco l’agente può consigliare meglio? Non crediamo proprio si possa riporre speranza su questo fronte dal momento che il viaggio ferroviario proprio perché riferentesi a settori da punto-a-punto è forse quella che meno di tutti necessità dell’intermediazione.