Facebook viaggiComunicare il turismo: cosa accade quando i clienti lo fanno più e meglio delle aziende? Il web ha ormai trasformato i consumatori in comunicatori. Con oltre 70 miliardi di messaggi diffusi giornalmente, i social media hanno superato in quantità la comunicazione pubblicitaria.

Ora la nuova sfida è trovare gli argomenti giusti per distinguersi nel mare magnum delle informazioni disponibili sulla Rete.

70 miliardi di messaggi influenti al giorno, 350 milioni di foto condivise quotidianamente solo su Facebook, 250 miliardi di scatti fotografici messi in rete a disposizione di tutti, buona parte dei quali manifestamente o potenzialmente a soggetto turistico. Questi i dati illustrati ieri da Gianluca Diegoli, digital marketing manager, contract professor IULM e blogger, nel corso del TTG Forum “Il turista come media”, in occasione di TTG Incontri, la principale fiera italiana  b2b del turismo internazionale. Cifre impressionanti, destinate a lievitare in modo esponenziale e a passo rapidissimo, che confermano l’urgenza, per le aziende del settore turistico, di adeguarsi alle nuove modalità e ai nuovi linguaggi comunicativi degli utenti.

“Oggi – ha spiegato Diegoli – sono le informazioni a cercare noi, non il contrario. Pensiamo alla quantità di foto postate dagli amici che abbiamo sui social media e che arrivano  nelle nostre bacheche senza che le richiediamo: sono tutte informazioni su località, hotel, ristoranti che ci piovono addosso e che non possono non influenzare la nostra opinione sulla reputazione  dei soggetti stessi”.

 La direzione della comunicazione nel mondo social del web 2.0  è questa: sono i consumatori a dettare le regole, non più le aziende, che devono adeguarsi a modalità comunicative in rapidasocial netwok trasformazione e totalmente in mano agli utenti. “In ambito turistico, questo cambio di direzione mette al centro il viaggiatore, la sua esperienza soggettiva e privata, la propria storia personale, che in molti casi vale più delle stelle attribuite oggettivamente ad un hotel – spiega Laura Rolle, docente di semiotica applicata al marketing turistico presso l’Università di Torino –. Una delle sfide del web oggi è quella di entrare in relazione con il reale in modo diverso.

Il fenomeno Qrcode ci può far comprendere bene il tipo di relazione che potrebbe svilupparsi in futuro. Ci sarà un turista bricoleur, che agirà indifferentemente su realtà e dimensione virtuale, creando storie e prodotti che combinano i due aspetti. Nasceranno gruppi altamente selettivi di utenti, che si riconosceranno in gusti, esperienze e valori, e che potranno scambiarsi opinioni selezionate. Rispetto ad oggi, l’utente-bricoleur sarà più consapevole degli strumenti che avrà a disposizione e sarà per questo più selettivo”.