L’acquisto di un biglietto aereo si trasforma in un dilemma shakespeariano. Il mondo è ormai una grande lotteria.
Oltre ai gratta e vinci, alle scommesse di borsa, ai derivati, hedge fund e affini, anche il settore delle tariffe aeree è stato interessato da quello che si può definire un derivato sulla tariffa aerea.
Prima comunque di parlare di tariffe aeree è necessario spendere due parole per spiegare cosa si intende con il termine di derivato, una parola tristemente nota in quanto correlata alla attuale crisi economica.
Nella sua formulazione originaria da tempo in uso, il derivato è semplicemente null’altro che un contratto tra due parti le quali si impegnano l’una a vendere e l’altra ad acquistare una certa quantità di merce a un prezzo stabilito ad una data prefissata.
In tal modo il derivato è una valida garanzia contro il rischio di variazioni sfavorevoli di prezzo che potrebbero verificarsi nel corso del tempo. Entrambe le parti hanno il loro rispettivo vantaggio: chi vende si garantisce dal rischio di dover vendere la sua merce ad un prezzo ridotto, magari inferiore al costo stesso di produzione, chi compra da parte sua si garantisce dal rischio di aumenti del prezzo sul mercato che lo costringerebbero a pagare di più ciò che settimane o mesi prima avrebbe potuto pagare meno.
Fintanto che questa forma di assicurazione ha coperto merci “tangibili e concrete” quali grano, metallo, petrolio o similari tutto era accettabile; ma nel momento che essa è stata trasferita a operazioni finanziarie innovative, da mera forma assicurativa si è trasformata in scommessa e speculazione.
La variabilità delle tariffe aeree
Detto ciò forse qualcuno avrà già capito come e perché la tariffa aerea può essere interessata da uno strumento del genere. A voi oggi occorre un posto su un determinato volo da effettuarsi però non domani, bensì fra un mese. A questo punto iniziate la navigazione e trovate (oggi) una determinata tariffa la quale però, come è risaputo, potrebbe risultare più alta rispetto ad altre offerte o addirittura non essere più disponibile nel giro di poche ore.
Cosa fare? Attendiamo o acquistiamo subito? Il dilemma non è di poco conto in quanto potrebbe coinvolgere cifre di tutto rispetto. Se un tale dubbio era impensabile fino a qualche anno addietro, oggi per gli utenti del mezzo aereo è una concreta realtà con cui confrontarsi.
Al di la delle tante chiacchiere e luoghi comuni è infatti evidente che la tariffa aerea si è imbarbarita: a differente conclusione è difficile giungere pensando che non si può avere la certezza di quanto ci verrà a costare un determinato viaggio da effettuarsi a distanza di qualche giorno; in poche parole la tariffa aerea, come anche altri mezzi di consumo, si è trasformata in una variabile legata al fattore tempo.
Una società di software statunitense prendendo atto delle obiettive difficoltà che l’acquirente può incontrare, ha pensato bene di creare uno strumento per aggirare l’ostacolo il quale, sarà bene precisare subito, se accettato comporterà una ulteriore spesa sul prezzo finale della transazione. Il programma offre cinque opzioni per chi vuole acquistare biglietti domestici nell’arco temporale che va dalle 24 ore ai 21 giorni.
Il sistema “Fare Lock”
Si parte con 4 dollari se il volo è ricompreso nelle 24 ore fino ai 36 dollari per un volo da effettuarsi dopo tre settimane. Come appare evidente si tratta di stipulare una assicurazione per avere la certezza che quella tariffa che a noi interessa non venga perduta durante il periodo dell’attesa nel quale con ogni probabilità l’utente navigando spera di trovare qualcosa a più buon mercato. Una scommessa vera e propria, un’ultima evoluzione nel pazzo mondo delle tariffe aeree.
L’idea si basa sullo stesso regime che vige per l’acquisto delle azioni in borsa allorchè viene dato il diritto al potenziale acquirente di comprare un determinato stock più avanti nel tempo ad un prezzo concordato malgrado il prezzo possa essere nel frattempo variato. A dire il vero l’idea non è del tutto originale.
Alla Continental Airlines avevano creato il sistema “FareLock” che consisteva nel mantenere una determinata tariffa per tre o sette giorni pagando però una fee che oscillava dai 7 ai 9 dollari; quando la compagnia si è unita alla United questo strumento è stato mantenuto ed è attualmente in uso in quanto, da quel che è dato sapere, sembra attirare l’interesse degli utenti.
Sia pur sotto altra denominazione l’idea viene venduta anche da Air France e KLM le quali battezzano l’opzione come il “time to think” anche loro proponendo differenti surcharges secondo del tipo di tariffa coinvolta.
Insomma volendo tirare le somme, le tariffe aeree una volta fisse sono oggi ballerine ed ogni passeggero -sia pur se accomodato sullo stesso volo- paga una tariffa differente dagli altri; prendendo spunto da questa “variabilità” qualcuno ha pensato bene di far soldi permettendo al potenziale acquirente di acquistare uno strumento finanziario che equivale a tutti gli effetti a un derivato.
Non c’è che dire, tutto procede come al solito verso il più normale caos, fra la rassegnazione globale.