di Antonio Bordoni.

 

No, non è una battuta, ma una ben  triste realtà:

“i soggetti interessati dovranno comunicare, nei termini e con le modalità indicati nel presente invito a manifestare interesse (“Invito”), il proprio interesse all’Operazione relativamente:

 

(a) alle attività aziendali unitariamente considerate (“Lotto Unico”); ovvero,

alternativamente

(b) alle attività di aviation (“Lotto Aviation”); e/o

(c) alle attività di handling (“Lotto Handling”); e/o

(d) alle attività di manutenzione (il “Lotto Manutenzione”).

Vi abbiamo riportato quanto prevede l’invito a manifestare il proprio interesse contenuto nel bando emesso il 5 marzo scorso dal Commissario Straordinario Giuseppe Leogrande al quale, oltre  al compito di mandare avanti il programma della procedura di amministrazione straordinaria di Alitalia, è stato attribuito anche l’incarico di attuare un piano “avente per oggetto iniziative ed interventi di riorganizzazione ed efficientamento della struttura e delle attività aziendali delle società in amministrazione straordinaria”.

Sembrerebbe, il verbo al condizionale è d’obbligo, tenendo presente da quanto tempo  si trascina il dossier Alitalia, che si sia giunti al capolinea.

Da quando la compagnia è stata commissariata 34 mesi orsono, oltre mille giorni fa,  è questo il quarto tentativo di trovare qualcuno cui possa interessare ciò che rimane della nostra compagnia. Gli interessati avranno tempo fino al prossimo 18 marzo per presentare il proprio interesse ad uno o più “lotti”  che tradotti in gergo popolare altro non sarebbero che “lo spezzatino” più volte tirato in ballo in questi ultimi anni. La preferenza verrebbe data, come è ovvio che sia, agli interessati al “lotto unico”.

 

Veramente lodevole l’edulcorazione del bando laddove si precisa che l’operazione viene effettuata per la  “riorganizzazione ed efficientamento della struttura e delle attività aziendali”,  in realtà tutti sanno che una Alitalia che al 30 settembre 2019 aveva ancora in forza 11.907 dipendenti (1) non può interessare ad alcuno. Così come non crediamo si possa usare il termine di “riorganizzare” una azienda, offrendola a lotti agli acquirenti.

 

In attesa di conoscere chi vorrà rispondere all’allettante invito,  la stampa tutta fa sapere come in realtà sia anche in gioco una seconda soluzione: la nazionalizzazione. Questa  verrebbe attuata attraverso un intervento diretto del MEF convertendo in azioni i prestiti ricevuti. Tuttavia una tale soluzione non apporterebbe ad Alitalia quel cash flow di cui essa ha bisogno per poter continuare le operazioni. Quindi non solo conversione dei prestiti, ma anche ulteriore iniezione di cassa. Ma ammesso che si arrivasse ad una tale scelta,  questa verrebbe effettuata per mantenere in vita quale compagnia?

Una regionale? Oppure il solito minestrone di qualche volo intercontinentale insieme a voli a medio raggio oggi sotto completo controllo delle low cost? Sarà il caso di ricordare che proprio a causa di quest’ultima formula  le perdite di Alitalia non hanno fatto altro che peggiorare in questi anni di lunga agonia.  E di grazia, in base a quale piano industriale dovrebbe ripartire questa ennesima nuova compagnia? A tal proposito abbiamo già dimenticato il flop, di cui ancora oggi stiamo pagando le conseguenze, del Piano Fenice?

“Nazionalizzazione” è un termine che nasconde due facce antitetiche della stessa medaglia. Da una parte c’è chi vede in essa l’unico modo per conservare gli 11.905 posti di lavoro, dall’altra c’è la orrenda prospettiva di una compagnia che verrebbe gestita da quei soggetti (il mondo politico) che sono gli stessi che l’hanno portata alla rovina.

La Lufthansa, che da qualche anno a questa parte i nostri media si ostinano a indicare come uno degli interessati, ha ripetuto fino alla noia che una Alitalia ancora controllata dal “pubblico” (ovvero direttamente o indirettamente dal governo italiano) non le interessa.  Perché non ne prendiamo atto una volta per tutte, e ne traiamo le dovute conseguenze?

 

  • Dato tratto dalla pagina 38 della Relazione al 30 settembre 2019.

 

Tratto da www.aviation-industry-news.com