di Antonio Bordoni.
Dal punto di vista dei regolamenti aerei internazionali l’ICAO, International Civil Aviation Organization, con i suoi annessi e normativa ha sempre svolto un eccezionale e puntuale ruolo di coordinamento facendo si che gli aeromobili di ogni Stato quando operano in territorio estero possano svolgere le operazioni avvalendosi di regole uniformi. E’ dal 1944 che l’ICAO quale agenzia autonoma delle Nazioni Unite, è incaricata di sviluppare i principi e le tecniche della navigazione aerea internazionale, delle rotte e degli aeroporti e promuovere progettazione e sviluppo del trasporto aereo internazionale rendendolo più sicuro e ordinato.
Ad essa poi vanno aggiunti tutti quegli enti nazionali che in ogni Stato provvedono al controllo e sicurezza della propria aviazione civile, negli Usa la FAA e l’NTSB, in Inghilterra la CAA, in Francia la Bea, in Italia l’Enac e la ANSV, eccetera.
Tenendo presente che all’ICAO sono iscritti tutti gli Stati, nessuno escluso, quando nel 2003 prese il via la European Aviation Safety Agency fin dal suo avvio esprimemmo molti dubbi sull’opportunità di creare una agenzia “regionale” sulla safety che di fatto si sovrapponeva vuoi agli enti nazionali, vuoi duplicando in pratica il ruolo dell’ICAO.
“In tempi in cui siamo mediaticamente bombardati sulla ineluttabilità della globalizzazione, sulla inutilità del sovranismo e delle frontiere è davvero anacronistico annotare che laddove già opera una autorità planetaria e centralizzata che dall’invenzione del mezzo aereo si prende cura a nome di tutte le nazioni del mondo di regolamentare i traffici aerei sotto ogni suo aspetto, parliamo dell’ICAO, in Europa e più in particolare a Bruxelles si continuano a sfornare regolamenti che di fatto vanno a sovrapporsi a quelli già operativi dell’ICAO.
Laddove quest’ultimi fossero mancanti o necessari di revisione non si ravvede il motivo per cui l’Europa non possa coordinarsi con Montreal per attuare nuove direttive e regolamenti. Inutile sottolineare come l’organismo europeo (EASA) abbia un suo costo gestionale che ricade sulle tasche di tutti i contribuenti UE.
Di fatto se ogni continente adottasse la politica della Unione Europea, in pratica le compagnie aeree dovrebbero confrontarsi con regolamenti emessi dall’autorità asiatica, dalla autorità africana, dalla autorità sudamericana, da quella nordamericana, da quella australiana, nonchè da quella UE….senza dimenticare che in ogni caso rimarrebbero in forza i regolamenti emessi dall’ICAO: in poche parole il caos generale.” (1)
Se queste erano le premesse con cui abbiamo accolto la nascita dell’EASA è facile intuire che la notizia battuta dalle agenzie di stampa il 5 marzo scorso non ci ha affatto sorpreso. In quella data il segretario ai trasporti UK Grant Shapps ha annunciato che l’adesione di Londra all’Agenzia per la sicurezza aerea dell’Unione europea (appunto l’EASA) terminerà il 31 dicembre 2020. A quella data i poteri torneranno all’Autorità dell’Aviazione Civile (CAA) britannica.
“Manterremo standard di sicurezza leader a livello mondiale per l’industria, con l’Autorità dell’Aviazione Civile che si assumerà i relativi compiti, e continueremo a lavorare con i colleghi della UE per stabilire un nuovo rapporto normativo” ha aggiunto Shapps, precisando anche che non sono pochi i tecnici britannici che erano presenti all’interno dell’EASA.
Come era ovvio che fosse la decisione ha trovato anche gli scettici. L’ente industriale ADS, Aerospace-Defence-Security-Space, che rappresenta le imprese aerospaziali del Regno Unito, ha avvertito che continuare la partecipazione all’EASA sarebbe stata la “migliore opzione” per mantenere la competitività nell’industria aerospaziale, una industria che vale 36 miliardi di sterline nonché l’accesso ai mercati globali di esportazione. “L’influenza del Regno Unito nell’EASA contribuisce ad innalzare gli standard dell’aviazione globale, sostiene la collaborazione con i nostri partner internazionali e contribuisce a rendere la nostra industria attraente per gli investimenti necessari per lo sviluppo di una nuova generazione di tecnologia aeronautica avanzata.” ha avvertito la ADS.
Da parte governativa un portavoce del Dipartimento dei Trasporti ha detto: “Essere un membro dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea non è compatibile con il fatto che il Regno Unito abbia una sua reale indipendenza economica e politica.” Come per dire: siamo tornati ad essere un Paese sovrano e non abbiamo bisogno di far parte di quella associazione.
(1) “Malati di mente in cielo e illusi a terra” Newsletter 31/2018 di www.air-accidents.com
Tratto da www.aviation-industry-news.com