di Roberto Necci

Il nostro Paese comincia ad avere un grave ritardo nella formazione dei giovani.

 

La Dad – Didattica a distanza resa obbligatoria in questi mesi non ha fatto che aumentare il problema ma è innegabile da anni un decadimento della nostra istruzione.

I test Invalsi ci consegnano un quadro inesorabile, un ritardo di formazione nelle materie scientifiche, nelle lingue straniere, in Italiano.

Il ritardo dei nostri ragazzi è ancor più grave visto che si concentra sulle materie chiave per il futuro della società.

In Italia abbiamo un altro triste primato, quello del numero dei laureati , da anni infatti siamo fanalino di coda dell’Europa.

Senza una inversione di rotta avremo i cittadini con meno istruzione e sopratutto a questo problema ne vanno aggiunti altri due, solo apparentemente non correlati: il calo delle nascite e l’aumento della età media della popolazione.

 

Senza un deciso intervento avremo a breve un forte problema di sostenibilità della spesa pubblica.

Questi problemi si riversano anche sulle aziende le quali avranno sempre maggiore difficoltà nel reperire forza lavoro giovane e qualificata e dovranno inevitabilmente sopportare una forte pressione fiscale per sostenere la spesa pubblica.

Il turismo non sarà immune da questa difficoltà e probabilmente i suoi percorsi formativi andrebbero totalmente riorganizzati poiché fra i più distanti dal mondo del lavoro reale.

Da anni si discute sulla formazione turistica ma ora questo problema non è più rinviabile.

La scuola secondaria ad indirizzo turistico è inadeguata alla formazione in uno scenario di competizione globale, i programmi delle scuole alberghiere fermi al secolo scorso e di molto poco appeal verso i giovani più qualificati.

I programmi degli istituti tecnici non contemplano l’evoluzione avuta nel mondo del travel e i programmi scontano un forte ritardo.

Le facoltà universitarie non sempre indirizzano correttamente gli studenti alla comprensione delle dinamiche fondamentali del comparto.
Alcune facoltà sono carenti percorsi formativi ad indirizzo economico giuridico e sociale.

Unica nota d’eccellenza i giovani “ITS” che il PNRR – Piano nazionale ripresa e resilienza ha intenzione di potenziare con finanziamenti a fondo perduto per aumentare il numero di iscritti.

 

Gli ITS sono percorsi biennali post diploma nati nel 2008 che vedono una stretta collaborazione con le imprese nella stesura dei programmi formativi, solo vedendo i numeri ci si rende conto che quella è la strada da seguire visto che l’80 % di diplomati ad un anno dal diploma è inserito nel mondo del lavoro ed il 92 % nell’area del percorso di studi intrapreso nell’ITS.

 

La riforma prevista nel PNRR non è finalizzata a rivoluzionare il sistema ma migliorarlo, fra le principali riforme quella dei docenti che per il 60% dovranno pervenire dal mondo del lavoro compresi enti di ricerca privati, e dovranno avere una specifica esperienza professionale nei settori di indirizzo. 

 

Chi scrive ha partecipato alla stesura dei programmi dell’ITS Turismo di Roma e ne è docente nelle materie tecniche alberghiere, è evidente che al termine del percorso di studi lo studente, anche grazie alla vicinanza già in aula con le professionalità che troverà in azienda sia decisamente più pronto rispetto a chi non ha, nel percorso di studi, visto questa realtà.

 

L’inserimento in azienda per il tramite di tirocinio obbligatorio permette un ulteriore periodo di ambientamento e comprensione funzionale all’inserimento nel mondo del lavoro.

 

Roberto Necci

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