
Franca D.Scotti
Un originale approccio al turismo enogastronomico nel progetto “Praesentia. Gusto di Campania. Divina”
I numeri e la varietà del turismo enogastronomico, nicchia sempre più ampia e richiesta del turismo nazionale, richiedono approcci innovativi.
L’accoglienza deve saper raccontare cibi e territori a partire dalla storia e dalla cultura.
Echi del passato, segreti e personaggi che sono alle spalle della tradizione culinaria saranno i migliori attrattori per affascinare e indurre alla scoperta.
Su questa base si è svolto l’interessante Convegno “Cibi dell’anima”, organizzato presso la Certosa di Padula, nell’ambito di “Praesentia. Gusto di Campania. Divina”, il percorso promosso dalla Regione Campania e dall’Agenzia Campania Turismo, in collaborazione con la Direzione regionale Musei nazionali Campania.
Un evento immersivo che ha intrecciato tradizione monastica, eccellenze enogastronomiche, ricerca scientifica e narrazione culturale.
Elisabetta Moro, docente di Antropologia Culturale, curatrice scientifica di Praesentia, ha svolto un excursus, sottolineando la connessione tra stili alimentari e monachesimo, sia orientale che occidentale.

Non solo, ma anche l’importanza, per questo territorio campano, prima della scuola greca eleatica con i filosofi Zenone e Parmenide, e poi della famosa Scuola medica Salernitana, che impostò i principi di un’alimentazione salutare.
Frugalità, semplicità, stagionalità, digiuni, erano le parole d’ordine dei monaci nell’alimentazione.
Parole d’ordine, oggi recuperate e divulgate come cardini di una dieta e di una vita salutare, che puntano all’equilibrio e al benessere.
Scoprire questa radici può indurre a visitare i luoghi con occhi nuovi e più consapevoli.
Come, appunto, la Certosa di Padula, la più grande d’Italia, Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1998, che domina il Vallo di Diano con i suoi chiostri monumentali, gli affreschi barocchi, il refettorio, lo scalone ellittico, la magnifica biblioteca.
Sorprende pensare che qui, nei tempi di massimo splendore, c’era una grande fabbrica agricola, dove si produceva di tutto, spezie, grano, olio, vino, legumi.
Proprio all’insegna dei prodotti della tradizione e della regione, il convegno di Praesentia ha valorizzato, nello showcooking guidato da Maddalena Fossati, direttrice de La Cucina Italiana, le creazioni di due chef ambassador, Christian Torciello, una stella Michelin chef del ristorante Osteria Arbustico di Paestum e Antonio Giordano, Chef della Locanda San Cipriano di Atena Lucana.
Un altro suggerimento per proporre mete significative sul rapporto tra alimentazione, storia e cultura?
I turisti colti e curiosi saranno affascinati dal Museo vivente della Dieta Mediterranea di Pioppi.

Qui il personaggio dominante è il famoso scienziato americano Ancel Keys, studioso del rapporto tra alimentazione e salute, soprattutto per quanto riguarda le malattie cardiovascolari.
Incuriosito dalla età avanzata e assenza di malattie che riscontrava tra gli abitanti del Cilento, Keys si stabilì in una casa a Pioppi, che battezzò «Minnelea», fusione di Minneapolis, sua città di nascita e della greca Elea.
È sua la definizione dei parametri della Dieta Mediterranea, riconosciuta nel 2010 Patrimonio immateriale dell’umanità, che Keys riconobbe decisamente benefica per la salute.
Il Museo di Pioppi illustra proprio questo studio, basato sulla famosa Piramide alimentare che, senza escludere nulla, definisce la proporzione ideale nel consumo di determinati cibi, privilegiando cereali, frutta, verdura, legumi, semi, olio di oliva.
Piatti non troppo conditi, sapori essenziali dati dalle erbe aromatiche, cibi poco processati: uno stile alimentare che risponde alle moderne tendenze antispreco e, oltre alla salute, protegge anche l’ambiente, valorizzando la biodiversità e le produzioni stagionali.
Proprio alla ricchissima biodiversità cilentana il Museo di Pioppi dedica molto spazio, invitando a sperimentarla attraverso le installazioni per il gusto, il tatto e l’olfatto.
Inoltre qui si organizzano laboratori per le scuole, corsi di cucina cilentana e visite guidate a sentieri, orti e mulini del territorio.
www.ecomuseodietamediterranea.it
Ultima proposta nella costruzione di un innovativo itinerario campano enogastronomico all’insegna di particolarità ed eccellenze sarà la visita in aziende.
Ne citiamo due davvero particolari.

A San Cipriano Picentino, in un’antica proprietà dei Borboni a 100 metri sul livello del mare, sul crinale di una collina tra querce, castagni, noccioleti, agrumi ed ulivi, all’ombra di un antico castello medievale, si trova la tenuta di Montevetrano: 26 ettari, di cui circa 5 a vigneto.
Protagonista dell’avventura, delle scelte e dei successi di Montevetrano è la vulcanica Silvia Imparato che, con Riccardo Cotarella, oggi “prestigiosissimo” enologo, ha creato un vino da invecchiamento di altissima qualità. Il Montevetrano, un successo internazionale fin dalla prima annata commercializzata, il 1993, è un vino rosso a Indicazione Geografica Tipica Colli di Salerno ottenuto da Cabernet Sauvignon, Aglianico, Merlot: complesso come il territorio in cui nasce, di colore intenso, forte persistenza, grande longevità.
Dopo 20 anni, per festeggiare la prima annata di Montevetrano, è nato Core, un nuovo vino rosso di Aglianico al 100% a cui nel 2015 si affianca Core bianco, un blend di Fiano e Greco, di cui è responsabile Gaia, figlia di Silvia, da sempre vicina a Montevetrano con il design delle etichette e dell’immagine dell’azienda.
Gli ospiti sono i benvenuti per visita delle vigne, visita della cantina, degustazione in abbinamento con assaggi gourmet tipici del territorio, sotto il porticato della casa padronale.
Santomiele, invece, azienda di Prignano Cilento, fondata nel 2000 da Antonio Longo e Corrado Del Verme, si è specializzata nella produzione e lavorazione del Fico bianco del Cilento, riconosciuto DOP nel 2006.
Anche in questo caso riconosciamo lontane radici culturali del cibo: i fichi erano amatissimi da Platone e Zenone di Cizio. Ovidio racconta che a Capodanno era usanza offrirli come augurio e secondo Plinio mangiarli aumenta la forza nei giovani e migliora la salute nei vecchi.
Santomiele fa di questo frutto veri capolavori di sapori, ricerca, creatività.
Dalla raccolta a mano al prodotto finito in tutte le sue varianti fino alla melassa che nasce dalla varietà “dottato” essiccato al sole e sottoposto a un lento processo artigianale.
Le visite esperienziali presso l’Opificio Santomiele con degustazione portano alla scoperta della storia, delle tradizioni e dell’arte di produrre e trasformare i fichi.
Ultima nata in casa Santomiele, la Ficheria punta a portare la specialità aziendale dalla pianta alla tavola. Nascono così tante ricette originali che dimostrano come un prodotto semplice e buono del territorio, solidamente legato alla più rustica tradizione contadina, possa diventare protagonista di un concept che la valorizza sotto ogni aspetto e in ogni occasione.
Tutte le info: www.regionecampania.it