La 47°Mostra Nazionale del Tartufo Bianco Pregiato delle Marche a Sant’angelo in Vado si distingue come contenitore di preziosi vernissage d’arte antica e moderna. Il tartufo bianco pregiato è l’ambasciatore che presenta, durante la 47° Mostra Nazionale del Tartufo bianco Pregiato delle Marche di Sant’Angelo in Vado (9-31 Ottobre), sorprese che seducono in ogni angolo della cittadina. Come la mostra d’arte sacra “Sacro e Profano, alla Maniera degli Zuccari”, aperta i primi di Giugno, e rilanciata durante la promozione della Mostra del Tartufo, come tassello fondamentale di questo viaggio artistico nell’identità valdese. Allestita in un prestigioso contesto, quale il complesso museale di Santa Maria dei Servi, la mostra raccoglie opere nel territorio del Ducato Roveresco dei maestri manieristi Taddeo e Federico Zuccari, che proprio a Sant’Angelo in Vado sono nati ed hanno operato nel primo periodo della formazione artistica. Fra i dipinti dei maestri sono in mostra Madonna degli Angeli, Cristo alla Colonna e Immacolata Concezione. Una sezione è dedicata allo scultore Giovampietro Zuccari, cugino dei più celebri Taddeo e Federico.
Grande vanto della cittadina valdese anche la zona archeologica, dove il visitatore viene condotto nei fasti della “Domus del Mito” antica dimora gentilizia di epoca romana rinvenuta dagli ultimi scavi condotti dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici di Ancona. La domus, risalente al I° sec d.C, è ampia circa 1.000 metri quadrati e impreziosita da un ricco complesso di mosaici figurati. “Gli esperti d’arte e archeologia non hanno avuto dubbi: la Domus rappresenta il più cospicuo ritrovamento archeologico venuto in luce negli ultimi 50 anni in Italia Centrale, non secondo ai siti di Ercolano e Pompei”, ci tiene a precisare Settimio Bravi, Sindaco di Sant’Angelo in Vado. In un incontro tra antico e moderno, all’esterno della zona archeologica presso Campo della Pieve, espone il maestro Guerrino Buonalana, in una mostra di istallazione scultoree chiamata “Alberi”.
L’associazione L’arte in arte, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, propone “Tracce d’arte, mostra ai sapori di tartufo” collettiva di artisti conterranei, che espone opere inedite nate dalle emozioni , sensazioni e riflessioni evocate dalla parola “Tartufo”, “simbolo di memoria di antiche fragranze, visioni di paesaggi reali e metaforici, frammenti di storia e cultura”, ci spiega Oliviero Gessaroli, presidente dell’associazione organizzatrice. Dalla pittura alla grafica, dalla ceramica alla scultura, questa mostra d’arte, allestita al secondo piano di una cornice ideale che è il Palazzo del Tartufo (Palazzo Mercuri) “è una tappa del percorso sensoriale che la Mostra Nazionale del Tartufo Bianco Pregiato invita a compiere al visitatore, tipicizzando maggiormente l’evento” ci spiega Alfio Federici, Consigliere delegato al Tartufo. Infatti al primo piano di Palazzo Mercuri si trova ormai da molte edizioni la Corte Gastronomica, dove gli ospiti assaporano l’aroma e il gusto del tartufo e del Vino santo di Sant’angelo in Vado.
Nei ristorantini, presso la Zona archeologica e nel Palazzo del Tartufo le mostre d’arte moderna e Contemporanea fanno da scenario a momenti ludici e di festa: la mostra fotografica “Il Tartufo siamo Noi” allestita al piano terra di Palazzo Mercuri, compie un viaggio nelle prime edizioni della Mostra del Tartufo (anni 60), scatti rubati in bianco e nero dove molti giovani vadesi riconoscono i proprio nonni e che raccontano visivamente di un’intera comunità riunita attorno alla propria festa popolare. “Amarcord, un viaggio nella terra del cinema”, del Cirolo Arci, ci da uno spaccato del mondo felliniano attraverso le locandine cinematografiche d’autore. E ancora “il Bosco delle Driadi” presso la bottega del pittore Angelo Marini, “10 Chiodi fissi” di Giordano Aloigi. “Radici del Metauro” di Marco Piccinnini. Le incisioni di Alice Guerra, la personale di pittura di Andrea Pasquinelli, la mostra “Antico e Moderno” e le sculture di ferro battuto del maestro Leandro Orciari. Arte quasi tutta dedicata al Tartufo, che diventa simbolo non solo gastronomico, ma di uno sguardo artistico che racconta un territorio e la sua storia.