Forte perplessità da parte delle associazioni degli albergatori e del turismo riguardo la notizia relativa all’aumento della tassa di soggiorno sugli hotel a 5 stelle contenuto nella delibera nel Bilancio di Roma Capitale “ci auguriamo fortemente che tale notizia non abbia fondamento perché, se concretizzata, comporterebbe più costi che benefici”, dichiara Stefano Fiori, Presidente della sezione Industria del turismo e del tempo libero di Unindustria. “Sono trascorsi infatti solo pochi mesi dall’ultimo aumento – spiega Fiori – in occasione del quale Unindustria aveva già espresso in più occasioni l’importanza di concepire la tassa di soggiorno come ‘tassa di scopo’ e quindi evidenziando la propria contrarietà se parte degli introiti derivanti dal contributo non fossero stati destinati ad alcuni servizi strategici per la città come il decoro urbano, la promozione turistica e la costituzione, una volta per tutte, del Convention Bureau”.
“Infatti – continua – in questo particolare momento storico aumentare la tassa di soggiorno da 7 a 10 euro per le sole strutture alberghiere a 5 stelle presenti a Roma, che ricordiamo essere solo 29, comporterebbe da una parte un’entrata assolutamente modesta nel bilancio del Comune, dall’altra un rallentamento del flusso turistico di alta qualità, soprattutto degli stranieri, il cui soggiorno medio è, lo ricordiamo, di due giorni e mezzo”.“Confidiamo quindi – conclude Fiori – nella sensibilità dell’Assemblea capitolina affinché la tassa di soggiorno rimanga quella deliberata appena 5 mesi fa e che le sue entrate siano reinvestite nel turismo, un settore che è destinato ad essere sempre più strategico per lo sviluppo economico del territorio”.
Negativo il parere dell’Ada Lazio che evidenzia come ci sia l’ incapacità della giunta di Roma Capitale di organizzare secondo criteri di modernità ed efficienza manageriale la città di Roma.L’aumento della tassa di soggiorno conferma questa visione, afferma Roberto Necci Presidente dell’Associazione Direttori d’Albergo del Lazio; parliamo con cognizione di causa continua il Presidente dell’Ada Lazio, i nostri manager gestiscono da anni aziende e gruppi aziendali complessi, se il Sindaco Marino avesse chiesto il nostro aiuto sono certo che liberi dai vincoli tipici della politica avremmo fornito tutta la nostra competenza nella risoluzione di problematiche di bilancio.Alzare a questi livelli la tassa di soggiorno e’ un messaggio dannoso oltre che pericoloso visto che c’e’ in gioco l’occupazione delle aziende alberghiere.
Inoltre, continua Roberto Necci le aziende alberghiere di 5 stelle a Roma sono meno di 30 pertanto si rischia che “l’effetto mediatico dell’aumento della tassa ” e’ ancor piu allarmante alla luce dell’esiguità degli incassi che potrebbe generare. Questo, secondo Roberto Necci, e’ la chiara dimostrazione di scarsa conoscenza del fenomeno turistico di chi e’ deputato a gestirlo, la permanenza a Roma e di poche notti pertanto l’introduzione di tale riduzione e’ inefficace.
L’Ada Lazio e’ certa che ove si volessero risolvere definitivamente i problemi della citta’ in materia turistica , gli interlocutori non mancherebbero, probabilmente conclude Roberto Necci, e’ la voglia di migliorare da parte della componente politica a mancare. Male anche per Giorgio Palmucci, Presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi che punta il dito sui servizi “si tratta di una scelta che, ancora una volta, non tiene alcun conto delle dinamiche del mercato turistico che pure potrebbe costituire un importante chiave di sviluppo ed occupazione per la città.Ancora una volta dobbiamo ricordare che – non a caso – i nostri principali competitor non applicano l’imposta di soggiorno (Londra, Madrid), oppure quando lo fanno, si attestano su livelli di gran lunga più contenuti (Parigi 1,50 euro).Viene naturale chiedersi quali servizi la città di Roma metta a disposizione dei turisti per giustificare un prelievo forzoso di queste dimensioni”