Reggia di Caserta.jpg 2 La Reggia di Caserta è il vincitore dell’edizione 2009 del premio “Il Parco Più Bello d’Italia”, assegnato nel 2008 a Villa Nazionale Pisani a Stra. La Reggia di Caserta è stata prescelta tra una rosa di dieci finalisti.   La  Reggia di Caserta è stata costruita nel suo insieme (edifici, giardini, città), a partire dal 1752 per volere di Carlo di Borbone, re delle Due Sicilie e di Gerusalemme (dal 1759 Carlo III re di Spagna), su progetto dell’architetto di corte Luigi Vanvitelli, che ha illustrato la sua idea nell’importante volume, Dichiarazione dei Disegni del Real Palazzo di Caserta (1756). Lo stesso Vanvitelli rileva con soddisfazione nel suo epistolario di essere riuscito a combinare felicemente in quest’opera la tradizione francese (identificata con la reggia di Versailles, voluta da Luigi XIV, zio di Carlo VII), con la tradizione italiana (ben rappresentata dalla Villa Lante a Bagnaia, più volte additata, con la Aldobrandini di Frascati, come modello dal Vanvitelli). L’asse centrale attraversa tutto il complesso per un percorso di oltre tre chilometri: dall’elegante piazzale di accesso, che doveva essere collegato a Napoli da un rettilineo viale alberato, interseca il palazzo e il retrostante giardino a parterres, per proseguire quindi, oltre la scenografica cascata, inerpicandosi lungo il pendio del colle, e fino alla sua cima, con una spettacolare via d’acqua alimentata dall’acquedotto Carolino, capolavoro dell’ingegneria idraulica, equiparato a quelli della Roma imperiale.

 

Nel 1785 un giardino informale (o Giardino Inglese) è stato creato sul lato destro dell’asse mediano, per volere di Ferdinando IV e di sua moglie Maria Carolina, dove, tra finte rovine e laghetti artificiali, e sullo sfondo la spettacolare veduta del Vesuvio in eruzione, sono state acclimatate rare specie botaniche.

Il recente esemplare restauro di questa sezione del Parco di Caserta è stato uno dei motivi che ha particolarmente influenzato il giudizio della giuria. Il complesso della Reggia, già proclamato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, si aggiudica quest’anno anche l’ambito riconoscimento di “Parco Più Bello d’Italia”.

 

La giuria che ha eletto vincitore il parco della Reggia di Caserta si compone di sette  specialisti del settore, autori di diverse pubblicazioni, membri di prestigiosi comitati nazionali e internazionali: Vincenzo Cazzato (presidente), Margherita Azzi Visentini Alberta Campitelli, Marcello Fagiolo, Ines Romitti, Rossella Sleiter, Luigi Zangheri.

 

Una menzione speciale della giuria va quest’anno al Giardino Giusti di Verona, straordinario giardino che si estende su più livelli sul retro del palazzo urbano dei Giusti, superando un’imponente rupe in cui sono state ricavate cinque grotte, dall’apice della quale si gode un’incantevole vista su Verona e dintorni. Iniziato intorno al 1565 da Agostino, e completato nei decenni successivi dal figlio Giovan Giacomo, appartiene tutt’ora alla stessa famiglia che da esso, subito assai visitato e celebrato, ha aggiunto al cognome ‘Giusti’, l’appellativo ‘del Giardino’. 

 

Il Concorso “Il Parco Più Bello” è un concorso no-profit, dedicato a parchi e giardini, promosso ogni anno da “Briggs & Stratton”, leader mondiale nella produzione di motori per macchine da giardino, che ha da sempre fatto del rispetto e dell’amore per la Natura il cardine della propria filosofia. Il concorso è nato negli Stati Uniti negli anni Novanta per promuovere al grande pubblico le aree verdi e, nel 2003 è stato importato anche in Europa (Germania, Inghilterra, Francia, Svezia e Italia) dove ogni anno i più bei parchi e giardini nazionali concorrono per il titolo nazionale. Scopo dell’iniziativa è quello di valorizzare, attraverso questo evento, l’inestimabile patrimonio verde che offre la nostra penisola, contribuendo a stimolare l’interesse e la sensibilità comune verso il verde, nelle sue forme più eccelse.

 

 “Il Parco più Bello” è organizzato quest’anno con il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano), e dell’AIAPP (Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio).

 

Grazie a questo prestigioso risultato, il parco della Reggia di Caserta parteciperà, assieme ai vincitori delle altre edizioni nazionali, all’edizione 2010 del concorso “Il Parco più Bello d’ Europa”.

 

Ulteriori informazioni sul concorso e sui dieci “Parchi più Belli d’Italia” al sito www.ilparcopiubello.it e nella pagina Facebook “Il Parco Più Bello”.

 

 

 

La cerimonia di premiazione si terrà a Settembre in data da destinarsi

Per accrediti stampa e inviti: [email protected]

 

INTRODUZIONE AL PARCO DELLA REGGIA DI CASERTA

A cura di Francesco Canestrini

 

La Reggia di Caserta, o Palazzo Reale di Caserta, è una dimora storica appartenuta alla famiglia reale della dinastia Borbone di Napoli, proclamata Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Situata nel comune di Caserta, è circondata da un vasto parco nel quale si individuano due settori: il giardino italiano ed il giardino inglese. Il complesso del palazzo reale con il suo parco, che si sviluppa su una superficie di oltre 120 ettari, è uno dei più grandi d’Europa.

 

Nell’area del Giardino italiano si estende, a sinistra, dando le spalle al Palazzo, la Peschiera grande, dove si allevano i pesci che venivano serviti alla mensa reale. Poco distante si trova la Castelluccia, una sorta di fortezza in miniatura edificata nel 1769 per il divertimento e, forse, l’istruzione militare dei Principi reali. In origine, la torre ottagonale, il ponte levatoio, e soprattutto, una cinta bastionata, rendevano chiaro il carattere militare (sia pure di gioco) della struttura. Ma, nel 1819 la trasformazione dei bastioni in giardini ha modificato il disegno iniziale. La Fontana Margherita chiude il giardino italiano e apre il percorso verso la cascata con la prima delle vasche a sviluppo longitudinale, quella dei Delfini, misurante 470 mt. per una larghezza di 27 e una profondità di 3 mt. Prende il nome dalla soprastante fontana formata da giganteschi delfini di foggia grottesca dalle cui bocche proviene l’acqua che l’alimenta. La seguente fontana di Eolo, con misure simili alla precedente, adorna di ventotto statue di venti a fronte delle 54 previste dal progetto originale, è una delle opere incompiute del parco: il progetto – di cui resta solo un modello in legno predisposto dallo stesso Vanvitelli – prevedeva un grande gruppo scultoreo di Eolo e Giunone su un carro trainato da pavoni. Grandioso comunque, l’emiciclo a porticato che delimita superiormente la vasca alimentata da una cascata che chiude, come un velo, alcuni fornici del portico. Più avanti, la fontana di Cerere va a formare sette cascatelle ed è ornata di delfini e tritoni, Nereidi, statue dei fiumi Oreto e Simeto, tutte sprizzanti alti getti d’acqua. Completano la fontana una statua di Cerere che mostra un medaglione con la Trinacria e tutt’intorno ninfe e draghi. A chiudere la serie delle fontane, prima della Grande cascata, la fontana di Venere e Adone: un grandioso gruppo marmoreo che mostra Venere intenta a dissuadere Adone dall’andare a caccia per evitare che possa essere ucciso da un cinghiale.

 

Intorno ai protagonisti, ninfe, cani, fanciulli e amorini. In fondo al parco troneggia la Grande cascata, da cui una grossa mole d’acqua precipita in un bacino adorno del celebre gruppo di Diana e Atteone (opera di Paolo Persico, Pietro Solari e Angelo Brunelli). Da una parte, Diana, circondata da ninfe, sta per immergersi nelle acque; dall’altra, Atteone, che aveva osato guardare Diana nella sua nudità, è già in parte trasformato in cervo e intorno a lui si agitano i cani che lo sbraneranno.

 

Il Giardino Inglese della Reggia di Caserta

 

A lato della fontana di Diana, a partire dal 1785, per volere di Maria Carolina, moglie di Ferdinando IV, Carlo Vanvitelli ed il giardiniere inglese John Andrew Graefer realizzarono il primo grande giardino di paesaggio italiano.

Su di una superficie di 24 ettari, su ispirazione di William Hamilton, ambasciatore inglese presso il re di Napoli, furono realizzati, in breve tempo, imponenti lavori  per dar vita a colline, radure, laghetti e canali alimentati dalle acque dell’acquedotto Carolino ed arricchiti da nuove piante provenienti da ogni parte del mondo allora conosciuto.

Seguendo la moda che dall’Inghilterra si andava diffondendo in tutta Europa, furono edificate numerose fabriques non solo utili alla sosta e allo svago dei reali ma anche da adibire a  serre ed aranciere per la necessità del giardino e per  lo studio e la riproduzione delle piante.

Tra tutti l’ambiente più suggestivo e ricco di spunti pittoreschi è il Bagno di Venere, così denominato  per una statua della dea nell’atto di uscire dall’acqua di un piccolo lago, contornato da un bosco di allori, lecci ed esemplari monumentali di Taxus baccata ,che nascondono un ninfeo all’antica arricchito da sculture romane provenienti dalla collezione Farnese.

Nato come passeggiata tra le rarità botaniche il giardino Inglese di Caserta divenne un vero e proprio orto botanico dove erano visibili esemplari eccezionali di Cinnamomum camphora, Taxus baccata, Cedrus libani e quella che si tramanda sia la prima pianta  di camelia Camellia japonica arrivata in Europa e destinata al giardino per volontà di Maria Carolina.

Durante il XIX secolo sotto la guida degli insigni botanici  Gussone e Terracciano il giardino potenziò l’attività di studio  e riproduzione degli esemplari botanici tanto da venir denominato Real Orto Botanico di Caserta.

Ed è proprio nella conservazione di questa complessità che si rivela la validità o meno delle attività di manutenzione, restauro e gestione.

 

 

INTRODUZIONE AL GIARDINO GIUSTI

Sul retro del cinquecentesco Palazzo Giusti, costruito con un classico impianto a U (in facciata frammenti di decorazione pittorica), si accede a un incantevole giardino, la cui parte più antica risulta concepita già nella seconda metà del XV sec. Nel tempo, il giardino ha subito numerose trasformazioni, fino agli ultimi importanti restauri: quello del 1930, quello del 1946 diretto da Cesare Benciolini, ed il successivo, diretto da Pier Fausto Bagatti Valsecchi. Aiuole, statue, scalinate e grotte artificiali sono disposte lungo il viale di cipressi che porta ai progressivi terrazzamenti. Man mano che si sale il declivio, la sistemazione architettonica della vegetazione cede il passo ad un assetto più naturale di alberi e cespugli. Di rilievo, all’interno del giardino: l’unica collezione epigrafica latina privata esistente ancora a Verona (donata all’Accademia e oggi lì esposta, solo pochi pezzi restano nel giardino); un famoso labirinto di siepi di bosso, uno dei rari esempi in Veneto, disegnato nel 1786 da Luigi Trezza su un precedente labirinto cinquecentesco; una bella statua femminile di Alessandro Vittoria, nella sezione occidentale del parterre; le serre per gli agrumi, addossate al tratto superstite delle mura comunali del XII sec., con statue di Bernardino Ridolfi (genero di Falconetto e stretto collaboratore del Palladio), cui si deve probabilmente anche il mascherone che sormonta il giardino; la grotta artifciale scavata nel tufo, con arco d’ingresso incorniciato da colonne, trabeazione e timpano (che le danno l’aspetto di un tempietto), in origine rivestita di conchiglie, coralli, madreperle, mosaici e specchi e dotata di giochi d’acqua. Dal belvedere si gode uno dei più bei panorami sulla città e si ha un bel colpo d’occhio sul giardino nella sua interezza.