di Cecilia Emiliozzi
Come restituire ai lettori il senso della Conferenza Regionale del Turismo che si è svolta a Roma il 28 e 29 gennaio scorsi rispettando quella che dovrebbe essere la prima regola del giornalista o quanto meno la sua costante aspirazione, ovvero l’obiettività? Il fatto è che dopo anni di conferenze stampa, tavole rotonde, incontri e dibattiti si acquisisce una certa sensibilità nei confronti di ciò di cui ci si occupa, e la tendenza ad andare un po’ oltre le parole. In questo caso, insomma, l’impressione che proprio non si riesce a nascondere dietro una cronaca il più possibile asettica è questa: ancora una volta tutti dimostrano di avere perfettamente chiari i problemi del settore e di essere pronti a fare innumerevoli buoni propositi. Ma se la situazione è lampante e c’è anche buona volontà, come mai nulla cambia mai? Cos’è questa che sembra una specie di condanna all’immobilismo, nonostante le soluzioni appaiano ovvie e condivise? Andiamo con ordine. Presenti alla Conferenza le imprese, le Agenzie, l’Assessore alla Turismo della Regione Lazio Claudio Mancini, il Vice Sindaco di Roma, Mario Cutrufo, Il Presidente dell’Enit Matteo Marzotto, oltre ad “Agenzie Sicure”, Sviluppo Lazio S.p.A., Unioncamere, Federlazio, Litorale s.p.a.ed altri esponenti del mondo associativo. Ed ecco il primo punto. Un incontro che coinvolge la Regione, in cui l’argomento è il turismo, è già un affare che riguarda una moltitudine di soggetti. Quanti sono gli organismi che a vario titolo si occupano di promozione turistica? Perchè tante energie e tanto denaro devono essere disperse in mille rivoli quando ciascuno di questi soggetti invoca da anni un progetto unitario e sistematico? E’ possibile che la cronica mancanza di coordinamento sia tanto evidente quanto inevitabile? Come da copione, lucidissime considerazioni dell’Assessore Mancini, che ha qualche perplessità su un “brand Lazio” che non tenga conto del certamente più accattivante “made in Italy”. -“Non possiamo adottare un criterio regionalistico per promuovere il turismo“- ha detto Mancini -“perchè il caso del brand Toscana è abbastanza unico e probabilmente irripetibile. Dobbiamo piuttosto puntare su prodotti territoriali, come i percorsi religiosi, le tipicità enogastronomiche, le grandi attrattive storico-culturali che sono trasversali rispetto alle singole regioni, e anzi, magari ne coinvolgono più di una. E tutto ciò deve essere convogliato in un’offerta riconoscibile nel marchio made in Italy“-. Come a dire, una volta ancora, che la promozione turistica deve essere pianificata e gestita da un organismo forte che abbia a disposizione delle risorse consistenti, e soprattutto una funzione di coordinamento. Praticamente chiamato in causa, l’Enit, nella persona del suo Presidente, rivendica mancanza di fondi sufficienti a svolgere un compito efficace, e difficoltà nel dialogare con gli enti locali. -“L’Enit“-ha dichiarato Marzotto-“è un ente che tutto sommato funziona. Venendo dalla mia personale esperienza di uomo d’azienda, devo dire che avevo qualche perplessità sullo zelo dei dipendenti. Invece devo dire che posso contare su buone professionalità. Piuttosto, il problema dell’Enit è che dei suoi 30 milioni di euro di finanziamento, 25 sono rappresentati da ciò che costa il suo semplice mantenimento. Quello che resta è davvero poco per delle politiche turistiche di grande respiro“.-Riassumendo, quindi: dispersione delle risorse e mancanza di fondi. Argomenti non nuovissimi, trattati già molte altre volte, anche su queste pagine. Soprattutto quando, qualche tempo fa, si pensava che la soluzione a questi ed altri problemi fosse l’istituzione di un Ministero del Turismo, cioè di un organismo con funzioni di raccordo e di rappresentanza, che fosse finalmente un punto di riferimento per tutti e godesse di un budget significativo. (Il ministro Brambilla, la cui presenza era effettivamente prevista, non c’era, colpita dai mali di stagione). E ancora. Altra vecchia questione, evidentemente a tutt’oggi non risolta: la professionalità delle agenzie. Al via il progetto “Agenzie Sicure”, che attribuirà alle agenzie che se ne potranno fregiare, una sorta di marchio di qualità che simboleggerà turismo etico, sicurezza e trasparenza. Si è parlato anche, a vario titolo, di internazionalizzazione, cioè della necessità sentita da sempre di essere competitivi e visibili anche all’estero. Ci si è ripetuti tante volte che oggi il nostro turismo non può vivere di rendita, ma deve pianificare ed investire facendo marketing, come hanno fatto e fanno altri paesi che ci hanno ormai superato come destinazioni turistiche. Affiancare al turismo altre risorse del nostro paese come la moda,la nautica, il cinema è allora il progetto “Internetwork” destinato a mettere in rete le nostre imprese d’eccellenza. L’ultimo punto? Naturalmente la pubblicità, l’anima del commercio. Federica Alatri, Presidente dell’Agenzia Regionale per la Promozione Turistica di Roma e del Lazio, annuncia la presenza della Regione a ben 53 fra fiere e borse del turismo nel solo anno 2010. C’è da sperare che questioni vecchie abbiano soluzioni nuove, oppure che semplicemente le abbiano, o che magari “repetita iuvant”. Non riusciamo però a toglierci questa sensazione di deja vu, che una fiducia troppe volte mal riposta non riesce ad allontanare.
Cecila Emiliozzi