Sinceramente siamo annoiati dalle notizie che giungono da quella che ormai vanta il primato di essere la prima compagnia aerea europea per numero passeggeri trasportati. Periodicamente, e non certo di rado,  vengono fatti annunci che ben poco hanno da spartire con il mondo dell’aviazione civile e con le cronache che riguardano la normale vita di una aerolinea.

Alcuni le chiamano provocazioni, altri avvertono che si tratta di annunci a effetto aventi il solo scopo di catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica, ovvero farsi pubblicità gratuitamente. E conoscendo l’aria che da sempre tira all’interno della compagnia, quest’ultima ipotesi è con ogni probabilità quella corretta da prendere in considerazione: il nome di Ryanair appare gratis sulle pagine di tutti i giornali dei cinque continenti, una trovata niente male.

Di certo ben conoscendo la incessante ricerca di illuminazione per tagliare i costi, il fatto di dover far alzare gli aerei in volo con due dipendenti stipendiati in cabina di pilotaggio deve essere qualcosa difficile da digerire, che probabilmente chissà quanti incubi e notti insonni ha provocato a Michael O’Leary, ceo di Ryanair.

E’ così che una mattina qualche settimana fa, è stata esternata l’ennesima provocazione: “perché mai un aereo deve avere due piloti? Ne basta uno; facciamo fuori il co-pilota e lasciamo che sia il computer di bordo a pilotare l’aereo.” E se per caso veramente servisse un’altra mano “una hostess potrebbe prendere i comandi; sui nostri voli almeno un assistente di volo verrebbe addestrata su come fare atterrare un aereo”.

Siamo sicuri che molti sono ormai vaccinati a digerire le novità proposte a getto continuo dalla Ryanair –fra le più recenti quella di far volare i passeggeri in piedi e di far pagare una sterlina per usare il bagno dell’aereo- pertanto questa ennesima “idea” non deve aver sconvolto più di tanto i frequent flyers del vettore irlandese, o l’opinione pubblica mondiale.

A nostro parere tuttavia crediamo che in questa occasione si sia toccato un tasto molto delicato. Nel settembre del 2002 un volo della Ryanair decollato da Charleroi per Londra è stato oggetto di quella che in gergo prende il nome di crew incapacitation: il comandante si è accasciato ai comandi per un malore; se non fosse stato per il secondo pilota, quell’”extra” di cui oggi si vorrebbe fare a meno,  le cronache aeronautiche registrerebbero un incidente mortale in più. 138 persone debbono la loro vita al fatto che a bordo c’erano “ancora” due uomini alla guida del velivolo.

Nell’estate del 2009 su un Boeing 777 in volo sull’oceano Atlantico, da Bruxelles al Newark, il comandante è morto ai comandi dell’aereo e il secondo pilota ha portato a terra tutti i 247 passeggeri del volo sani e salvi.

Episodi del genere, senza necessariamente ricorrere a esempi estremi di morte del pilota, ma anche di semplici malesseri, sono assai frequenti nel mondo dell’aviazione civile, e troviamo davvero di pessimo gusto avanzare una proposta del genere solo perché la maggior parte dei voli si svolge senza problemi; ma se accade un evento di crew incapacitation come la mettiamo ? Chi dirige le compagnie aeree sa benissimo, o dovrebbe essere a conoscenza, che nel cockpit vi è ridondanza di strumentazione proprio perché si vuol essere certi che in caso, ad esempio,  un computer vada in tilt, ve ne è un altro che funziona. Qualcuno si è per questo mai sognato di proporre di eliminare le doppie apparecchiature ?

Forse è per questo che qualche giorno dopo la “sparata” della hostess nel cockpit, O’Leary durante la conferenza stampa di metà settembre ha provveduto a correggere il tiro: “due piloti andavano bene negli anni cinquanta, quando guidare un aereo era difficile; oggi i piloti salgono, schiacciano un bottone e poi non fanno più niente, quindi non vedo perché il secondo pilota non possa dare una mano a servire i drink o vendere panini”.

Chiara la inversione di rotta per l’assurdità dichiarata in precedenza, tuttavia con testardaggine si continua a dibattere un argomento sul quale c’è poco da  scherzare: il termine “fatigue” entra con troppa frequenza nei rapporti investigativi sugli incidenti aeronautici.

A puro titolo di cronaca va pure ricordato che negli anni cinquanta in cabina di pilotaggio non c’erano solo due piloti, ma anche un flight engineer e un navigatore: ben quattro elementi quindi. Inoltre va ricordato che il problema non è solo quello di far tornare l’aereo a terra, ma anche di saper governare il computer che pilota l’aereo nelle varie fasi del volo.

Fra tutte le reazioni che l’esternazione di O’Leary ha provocato una ci è sembrata davvero degna di attenzione. Un comandante della Ryanair ha inviato una lettera al giornale Financial Times suggerendo al suo boss quanto segue: “propongo che Ryanair sostituisca il suo chief executive con un membro di cabina in prova,  il quale guadagna in un anno circa 13200 euro netti; Ryanair beneficerebbe di  milioni di euro di guadagni in salario, benefits e stock options.”

Una proposta del genere apparsa sul Financial Times chiaramente non poteva venir ignorata e così dalla Ryanair è partita subito la risposta nella quale si dice che il suggerimento verrà preso in considerazione poichè “se il cabin crew può essere addestrato a far atterrare gli aeroplani, non ci dovrebbe essere problema ad addestrarlo per svolgere il lavoro di Michael”

Non sappiamo se  un giorno vedremo Michael ai comandi di un 737, a noi basterebbe più semplicemente che prima di aprire bocca riflettesse su quel che propone.