Di Corrado Abbati

Centocinquanta anni fa, nel 1861, il commediografo e librettista francese Henri Meilhac (lo stesso della Carmen di Bizet), scrisse un piacevole vaudeville che però divenne famosissimo solo molti anni dopo, nel 1905, grazie alla musica di Franz Lèhar: era nata La Vedova Allegra. “Non si offenda , ma questa non è musica”. Questa frase, dettata dallo stesso Lèhar, apparve incisa sulle medaglie omaggio che la direzione del Teatro An der Wien offrì in occasione della trecentesima replica de La Vedova Allegra: una rivincita che il musicista volle concedersi nei confronti della direzione del teatro stesso e dei critici, che la sera della prima gli avevano rivolto quello scettico e non lungimirante apprezzamento. Ma forse avevano ragione. La Vedova Allegra non è musica, è molto di piu: è una emozione, una esperienza sensitiva che si stampa a lungo nella memoria di chi l’ascolta.

La Vedova Allegra è un capolavoro di genuina ispirazione dove i protagonisti  sono coinvolti in un vorticoso e divertente scambio di coppie, di promesse, di sospetti e di rivelazioni. Un parapiglia che, come è naturale che sia in una operetta, al termine si ricompone nel migliore dei  modi con il matrimonio fra la bella vedova Anna Glavari e l’aitante diplomatico Danilo.  Così, nel finale, tutti cantano la celeberrima marcetta “E’ scabroso le donne studiar!”  in una Parigi elegante e spensierata, come elegante e spensierata vuole essere questa edizione de La Vedova Allegra, dove si va da Maxim (ancora oggi simbolo mondano-turistico parigino), si danno nomi capricciosi alle donnine che allietano le serate piccanti dei diplomatici, si cantano valzer pervasi da un erotismo scintillante, si ballano indemoniati can-can e si ama con assoluta gaiezza in una atmosfera spensierata e contagiosa che assimila attori e pubblico.  Ed è in questa sinergia che l’operetta vola sulle ali del canto, della danza, della prosa, della maschera, del gesto facendosi teatro perfetto o, in modo meno presuntuoso, perfettamente teatrale. E  dopo 150 anni la storia della Vedova Allegra è ancora qui fra di noi ed è ancora oggi uno degli spettacoli più rappresentati al mondo;  cosa è dunque successo? Nulla nella partitura di Lèhar, molto in chi capisce che si può tranquillamente accettare la dimensione intellettuale della nostalgia che rende più sereni…..e chi, di questi tempi, non ne ha bisogno?

Informazioni:

26 ottobre 14 novembre

Compagnia Corrado Abbati

LA VEDOVA ALLEGRA

(Die Lustige Widwe)

libretto  Victor Leon e Leo Stein

da un soggetto di Henri Meilhac

musica  Franz Lehàr

con Corrado Abbati, Antonella Degasperi, Fabrizio Macciantelli,

Raffaella Montini, Carlo Monopoli, Francesca Dulio

scene  Stefano Maccarini

costumi Artemio Cabassi

coreografie Giada Bardelli

direzione musicale Marco Fiorini

adattamento e regia Corrado Abbati