L’estate è stata sempre una stagione a rischio esaurimento nervoso per i viaggiatori del mezzo aereo.  Non a caso anche quest’anno abbiamo letto di “odissee” di passeggeri che hanno visto ritardare la loro partenza; odissea è un termine molto in voga in campo giornalistico per narrare ritardi aerei e vorremmo, almeno per una questione di equità, che lo stesso termine fosse usato anche nel settore ferroviario, ma evidentemente la notizia dei ritardi o cancellazioni di quest’ultimo mezzo di trasporto non merita gli onori delle cronache alla pari di quelli delle aerolinee. Detto ciò quanto ci accingiamo a commentare riguarda due episodi realmente accaduti che dimostrano due casi opposti di comportamento, entrambi sbagliati  i quali, è il caso di dirlo, spaziano da un estremo all’altro.  A Fiumicino un comandante è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso per le escandescenze di un passeggero che si lamentava del ritardo nella partenza, all’aeroporto di Barcellona alcuni passeggeri a bordo di un Boeing 737 non solo non sono riusciti a parlare con il pilota, ma addirittura quanto da loro visto non è stato correttamente riportato dagli attendenti di cabina al personale del cockpit.  Di quest’ultimo episodio, anche se accaduto nell’aprile 2011, le risultanze finali sono state diffuse in questi giorni ed esso merita di venir approfondito in quanto riguarda la sicurezza del volo  mettendo in luce lacune che dovranno senz’altro venir chiarite.  Il Boeing 737 rullava sulla bretella di raccordo e si accingeva a raggiungere la pista assegnata quando durante la fase di fermata in testata pista alcuni passeggeri si accorgevano che l’estremità alare destra aveva toccato  la coda di un altro velivolo, per la cronaca un Boeing 767, anch’esso in fase di immissione in testata pista.  Della “toccata” non si è accorto nessuno dei due equipaggi e, aggiungiamo noi, nessuno della torre di controllo.  I passeggeri però che avevano assistito all’incidente hanno chiamato il personale di cabina cercando di far capire l’accaduto, ma evidentemente a causa della scarsa comprensione delle lingue parlate nessuno di loro è riuscito a far capire la gravità dell’accaduto, e pertanto in cabina di pilotaggio del 737  è giunto solo un generico messaggio tale da non destare particolare attenzione “flight attendants reported the collision to the flight crew, but did so ineffectively” avverte il rapporto ufficiale.  A bordo dell’altro aereo che poi è risultato il più danneggiato, proprio a causa del fatto che la toccata è avvenuta nella sezione di coda, nessun passeggero ha potuto notare l’incidente.  Il risultato di questa incredibile vicenda è che i due aerei sono entrambi partiti uno con la estremità alare danneggiata (il Boeing 737 nella sua winglet), e il Boeing 767 nel suo stabilizzatore orizzontale.  Alcuni giornali hanno messo in evidenza l’incredibile particolare che i passeggeri che sapevano della toccata, zitti e buoni hanno finito per sedersi, allacciare le cinture e far decollare l’aereo senza eccessive rimostranze.  Ecco perché da parte nostra ci siamo sentiti in dovere di accostare i due episodi il cui epilogo va da un estremo all’altro  entrambi, lo ripetiamo, sbagliati per eccesso.

Le indagini avviate dall’ente investigativo spagnolo (CIAIAC) si sono concluse di recente e ancora una volta si è dovuto prender atto del particolare, purtroppo non nuovo nel campo della sicurezza del volo, che i comandanti non hanno la completa visibilità di ciò che può accadere alla struttura del velivolo. A maggior ragione però proprio prendendo atto di questa lacuna dovrebbe venir appurato per quale motivo il personale di cabina, il quale anch’esso viene addestrato per situazioni di emergenza, non si è sentito in dovere di mettere enfasi nella comunicazione fatta  all’equipaggio, e soprattutto quale sono le regole che la compagnia (Ryanair) impone in questi casi. Si sa che molte aerolinee –per questioni di security- pretendono l’ambiente sterile nelle fasi di decollo e atterraggio ma evidentemente, alla luce di quanto accaduto, se questo è il caso, le procedure andranno riviste e corrette. La raccomandazione emessa dal CIAIAC, l’ente investigativo spagnolo, nei confronti del vettore precisa che la compagnia dovrà rivedere quegli aspetti del suo training concernenti le comunicazioni tra cabin crew e cockpit con particolare enfasi a quelle comunicazioni che coinvolgono la sicurezza del volo.  Da quanto emerso si parla di incomprensione di linguaggio fra i passeggeri spagnoli  e il cabin crew e a questo proposito non può non venire in mente la vecchia abitudine che avevano le compagnie “di una volta” di mettere in servizio personale che parlasse fluentemente la lingua della tratta interessata.  Infine rimane il dilemma del comportamento dei passeggeri che forse, in casi come questi, farebbero bene a pretendere che il comandante venga informato di quanto visto e non accontentarsi semplicemente di generiche assicurazioni.

Per la cronaca i due voli uno diretto a Ibiza e l’altro a New York sono arrivati a destinazione senza problemi tecnici.

Antonio Bordoni