di Harry Di Prisco
Il Natale è alle nostre spalle e val la pena di fare un consuntivo su uno spettacolo veramente suggestivo che ci è stato fornito dal Presepe vivente di San Donato di Vignacastrisi dove tutto il Paese (centro storico, masserie e grotte) è stato un presepe a cielo aperto, animato dal ritmo di martelli che battono il ferro rovente e da tante altre scene che rappresentano l’operatività degli abitanti che per l’occasione hanno fatto rivivere gli antichi mestieri.
Siamo nel Salento e l’entusiasmo e l’originalità non mancano ai tanti volontari del luogo, facenti parte della cooperativa “Parabola a Sud”, che organizzano questo evento. Vignacastrisi, frazione di Ortelle, che si trova nella parte sud orientale del Salento tra Castro Marina e Santa Cesarea Terme, vede la sua storia feudale legata a quella della cittadina di Castro. Hanno fatto da location le antiche case a corte del centro storico, illuminate per l’occasione solo dalla luce delle fiaccole. Ed è qui che si può ammirare il museo della civiltà contadina, che non è poi tanto lontano dall’ antico palazzo “Guglielmo”, per decenni abbandonato e da poco ristrutturato e in parte utilizzato come struttura ricettiva. All’epoca appunto dei nobili di un tempo l’economia del Casale si basava sui possedimenti di queste famiglie e sui loro raccolti.
È l’Associazione Operatori Turistici di Vignacastrisi che promuove il territorio dal punto di vista turistico attraverso i propri bed & breakfast e proprio dall’etimologia del nome della cittadina “Vigna – Castrisi”, che significa “campagna fortificata”, si può tranquillamente risalire agli abitanti che per molti decenni nelle case del borgo lavoravano come braccianti o “massari”. Oggi l’associazione (www.vignacastrisi.it) guarda con interesse al prodotto turistico, forti di una cortesia innata negli abitanti del luogo che possono contare su tanta genuinità dei prodotti locali e tanta tranquillità. A non farci dimenticare queste peculiarità ci hanno pensato Vito de “Le Chianchie – Casa Vacanze”(www.lechianchie.org) e AnnaPina de “ Il Corallo del Salento” (www.ilcorallo1.com).
Siamo in presenza di un albergo diffuso che nel raggio di poche centinaia di metri offre strutture ricettive confortevoli accanto a servizi di ristorazione adeguati anche alla più esigente clientela che vuole riscoprire le tradizioni culinarie locali ma a prezzi abbordabili.
L’Associazione organizza per gli ospiti escursioni settimanali “per tratturi”, vale a dire passeggiate lungo stretti sentieri di campagna delimitati da muretti a secco che attraversano campi con olivi secolari. Il Sindaco di Ortelle, Francesco Massimiliano Rausa, entra nel merito della storia della città, legata alle distruzioni saracene di Vaste e Castro, anche se le sue origini risalirebbero ad epoche ben più remote, che si sono potute riscontrare nei menhir (dal bretone men e hir “lunga pietra”) sono dei megaliti monolitici, di cui purtroppo non c’è più traccia.
Tra alberghi diffusi e tradizioni
È stata intanto restaurata e visitabile l’antichissima chiesa rupestre “Madonna delle Grotte”. Gli altari esistenti sono tre: nell’abside centrale vi è quello dedicato alla Madonna delle Grazie, in quella di sinistra è ospitato l’altare di Sant’Eligio e a destra quello dei Santi Medici, ridipinto nel Settecento e che raffigura i Santi Cosma e Damiano, affiancati da San Nicola e da San Liborio. Un altro affresco interessante da ammirare è la santissima Trinità dove appare l’Eterno Padre tra due angeli, che protegge due figure femminili che mantengono un drappo, raffigurante la Flagellazione, la Crocifissione, e la Resurrezione di Cristo, che potrebbe significare un “velo quaresimale”. Una delle figure ai lati si riteneva rappresentasse Santa Caterina d’Alessandria, mentre è in realtà la Vergine Maria, che porta sul capo 12 stelle e ai piedi il sole e la luna.
Siamo nella città di Ortelle, divenuta famosa per il maialino, che, allevato secondo disciplinari tradizionali, viene servito arrosto durante la Fiera di San Vito, la terza domenica di ottobre.
Da non dimenticare poi di visitare, a Minervino, nel parco della preistoria, a pochi chilometri da Ortelle, il dolmen più grande della Puglia, dopo quello di Bisceglie. Il nome ricorda l’esistenza delle vinee castrensis, le fortificazioni in forma di fossati e trincee che difendevano la vicina rocca di Castro. L’area costituisce una delle ultime presenze di vegetazione naturale in loco, dove, accanto al leccio si trovano altri elementi quali il carrubo e l’olivastro.
Il sito è in stretto rapporto con il bosco delle Querce di Castro insieme al quale collabora a formare un unico corridoio ecologico che dal mare si spinge verso l’entroterra. Sono questi i punti di forza di un nuovo pacchetto turistico, che è stato presentato nel Salento nel corso di un incontro con la stampa, che si è svolto a dicembre per promuovere il territorio in tutte le stagioni.
La Regione Puglia attraverso l’ Assessore al turismo, Silvia Godelli, ha promosso un pacchetto turistico insieme all’ agenzia Pugliapromozione, presieduta da Giancarlo Piccirillo e dai sindaci Francesco Maria Rausa (Ortelle, comune capofila), Cosimo Pomarico (Oria), Salvatore Albano con l’assessore Pietro Falli (Porto Cesareo), Oscar Marzo Vetrugno (Novoli), Fernando Leone (Guagnano), dall’Associazione degli operatori turistici di Vignacastrisi (www.vignacastrisi.it), presieduta da Sergio Positano e dalla rivista di turismo e cultura del Salento, “Spiagge”, diretta da Carmen Mancarella.
A seguire l’evento è stato l’Ufficio turismo della Regione pugliese con Tonia Riccio, collaborata da Antonella Pische, Egidia Grieco, Annamaria Maiellaro e Antonio Marani. Non a caso la prima tappa dell’educational è stata Oria, in provincia di Brindisi. Sulla sua rocca si eleva il castello ampliato nel ‘200 da Federico II, che domina lo Jonio e l’Adriatico, da cui Oria è equidistante. Ai suoi piedi si snoda un centro storico di incomparabile bellezza con il caratteristico quartiere ebraico dove visse Donnolo, un famoso medico farmacista al quale, peraltro, è dedicato l’ospedale di Tel Aviv.
Tutti gli anni, nella prima decade di agosto, per ricordare l’arrivo di Federico II in città, la Pro Loco organizza il Torneo dei rioni, che coinvolge più di ottocento personaggi.
«Quest’anno – ha detto Pino Malva, già assessore al Turismo del Comune di Oria – si svolgerà l’importante iniziativa “Oritani nel mondo”, che mira a fare degli emigrati di Oria i primi ambasciatori della bellezza della città nei luoghi in cui vivono». Ma non finisce qui l’impegno del Comune che attraverso il meticoloso lavoro del Sindaco, Cosimo Pomarico, porta avanti anche iniziative di interscambio con altri comuni del Salento, in questo caso con Novoli, in nome della Dieta Mediterranea. E a proposito di Novoli ben nota è la Focara, un falò gigante alto 25 metri e con un diametro di 20 che, accompagnato da spettacolari fuochi d’artificio, viene acceso la sera del 16 gennaio in onore di Sant’Antonio Abate, protettore della città.
Pizzica e sfilate storiche
La sua costruzione inizia il 15 dicembre con la tradizionale sfilata dei carretti carichi di tralci di vite. A partecipare a questa anteprima di sfilata sono stati i sindaci di Oria e Novoli ed il vicesindaco di Castellana Grotte, Giovanni Bianco, invitato nell’occasione insieme all’assessore al turismo, Maurizio Tommaso Pace. Anche a Castellana Grotte c’è la tradizione del “sacro” fuoco de “Le Fanove” che si ripete ogni 11 gennaio. A Novoli sono migliaia le fascine costruite con i tralci della vite potata, che vengono utilizzate per costruire la grande pira. Si balla tutta la notte a ritmo di suoni del Mediterraneo e di pizzica. Ad interpretare quest’anno la focara sarà l’artista cosmopolita Hidetoshi Nagasawa, mentre il Premio per la fotografia andrà a Peppe Avallone.
Il cuore della focara risiede nelle vaste distese di vigneti di negroamaro, che caratterizzano soprattutto il territorio di Guagnano, un centro a pochi chilometri da Novoli, dove l’attività principale è la viticoltura. Ci sono sei grandi cantine che esportano vino di Negroamaro in tutto il mondo e tra i pionieri l’Azienda Leone de Castris di Salice Salentino. Quest’anno il Comune di Guagnano con il suo sindaco, Fernando Leone, ha deciso di conferire un meritato riconoscimento a Piernicola Leone De Castris, per i primi 70 anni del “Five Roses”, il primo vino del Salento che venne esportato negli Stati Uniti.
Guarda con interesse ai gemellaggi con le città europee a vocazione mediterranea l’assessore al turismo del Comune di Porto Cesareo, Pietro Falli. Le sue meravigliose spiagge sono belle da vivere anche in inverno. Tra Puntaprosciutto dalle alte dune e Torre Lapillo, fino ad arrivare al lungomare di Porto Cesareo, c’è solo l’imbarazzo della scelta. «In pieno inverno poi – ci dice il Sindaco Salvatore Albano – non c’è niente di meglio che fare una passeggiata lungo la via delle pescherie, unica al mondo per la varietà di pesce che viene offerto direttamente dagli oltre 100 pescatori artigianali, che formano tutti assieme la più grande marineria d’Italia».
Enogastronomia salentina al centro dell’offerta turistica
Non mancheranno le tappe golose nelle città salentine dal ristorante Mustafà, all’Azienda Agrituristica L’Aia(www.agriturismolaia.it), dall’Agriturismo Le More, all’Agriturismo Montenachiro(www.agriturismomontenachiro.it), tutti situati in Vignacastrisi all’Orecchietta di Guagnano (www.lorecchietta.com), al ristorante Grand’Italia di Porto Cesareo. Intanto una iniziativa culinaria è programmata per il 15 gennaio a Novoli.
Si tratta di “Penne al dente” che vedrà scendere in campo dieci squadre, formate ciascuna da un giornalista salentino affiancato da un collega proveniente da un’ altra area geografica del nostro paese e capitanate da dieci cuochi e pasticceri, che si cimenteranno, ai piedi della imponente “pira”, nella preparazione di gustosi piatti, utilizzando ingredienti rigorosamente del territorio.