Il primo libro di Isabella Dalla Vecchia fondatrice di Luoghi Misteriosi: “Oggetti misteriosi, inspiegabili e magici in Italia” edito dalla Eremon edizioni
Articolo di Marina Crisafi
La mano del diavolo e la leggenda del cavaliere
Anno del Signore 1686. È Pasqua e a corte si festeggia, mentre le mura del castello già trasudano tragedia. Nel maniero incastonato nella roccia di Pentidattilo, dalle caratteristiche cinque dita alzate al cielo, stava infatti, per consumarsi quella che è passata alla storia come “strage degli Alberti”. La sciagura della notte del 16 aprile 1686 causata, pare, da un amore negato e da un tradimento che si trasformò in un bagno di sangue, ha circondato l’atmosfera ovattata e quasi fiabesca della montagna reggina di un fitto alone di mistero, destinato a perdurare fino a giorni nostri.
La rupe a forma di gigantesca mano si sarebbe abbattuta sugli uomini per punirli di tutto il sangue versato e per vendicare i morti innocenti di quella triste vigilia di Pasqua del 1686. Secondo un’altra leggenda esisterebbe, invece, un tesoro, frutto delle diverse ricchezze accumulate dalle popolazioni che nella storia occuparono il paese, nascosto dagli Abenavoli, vecchi proprietari del feudo di Pentidattilo, proprio al centro della montagna.
Pare che dopo il tragico conflitto tra le due famiglie di questa immensa ricchezza si persero le tracce. Fin quando, un giorno, un fantasma svelò a un cavaliere di passaggio che se fosse riuscito a fare cinque giri intorno alle dita della montagna, che allora erano perfettamente allineate, su un piede solo, questa si sarebbe aperta facendo riemergere il tesoro. La notizia si diffuse velocemente e in molti azzardarono l’impresa, ma invano.
Un dì un cavaliere giunto appositamente dalla Sicilia riuscì a compiere ben quattro giri attorno alla mano, e la montagna cominciò ad aprirsi, ma al compimento del quinto passaggio, quello riferibile al dito mignolo, un intero costone della mano crollò sul cavaliere, uccidendolo. Anche questi avvenimenti contribuirono a far definire Pentidattilo come un luogo maledetto.
Ed ancora oggi, nelle notti rischiarate dalla luce argentea della luna, la gente giura di udire dei lugubri lamenti provenire dall’alto della montagna: sono i morti che dall’aldilà chiedono di essere vendicati.