In un settore in sofferenza come quello turistico, in cui le crociere sono tra le poche voci in attivo, il naufragio della Costa Concordia rischia di avere effetti devastanti. Una tragedia umana e mediatica, con l’immagine di quel gigante del mare coricato in mare, che rischia di frenare la voglia di salpare. Ma per l’ad di Costa Crociere, Pierluigi Foschi, si tratta soltanto di un pericolo “nel breve periodo”, perché “le vacanze sulle navi sono sicure. Costa – ha aggiunto l’ad – ha una lunga storia di sicurezza dimostrata, abbiamo un milione di clienti fedeli che ci sostengono, riceviamo attestati di solidarietà anche dal mercato internazionale. Ci saranno momenti difficili, ma li affronteremo e riotterremo la fiducia dei nostri clienti”.
Il crollo alla borsa di Londra del titolo della compagnia Carnival sembra dare torto al numero uno di Costa. “Era una diminuzione attesa – ha commentato Foschi – ma le prospettive future di crescita dell’azienda non cambiano, se non nel breve termine”. Tuttavia, anche se gli effetti sulle prenotazioni si potranno calcolare soltanto fra qualche mese, c’é già chi trema. “Ogni cliente, di fronte a tragedie di questo genere, reagisce in modo diverso”, sostiene Carlo Ruggeri, presidente del Consorzio Savona Crociere che dal 1996 si occupa dell’assistenza a terra dei croceristi. “Ora sarà necessario – prosegue – fare le dovute valutazioni per capire quali saranno le conseguenze e come reagirà il mercato”.
Il naufragio, insomma, rischia di essere un duro colpo per un settore che nel 2010 – secondo i dati diffusi dall’European Cruise Council, l’associazione che riunisce le più importanti compagnie del Vecchio Continente – aveva portato in vacanza 5,5 milioni di europei, il 10% in più rispetto al 2009. Con investimenti già programmati di 10,8 miliardi di euro entro il 2014 per la costruzione di 23 nuove navi. A pagare il prezzo più alto della probabile battuta d’arresto delle crociere sarà l’Italia, Paese che con una spesa diretta di 4,5 miliardi di euro era quello che si avvantaggiava di più del boom di questo tipo di vacanza.
L’intero settore, indotto compreso, incrocia le dita, perché con i suoi 35,2 miliardi di beni e servizi generati nel 2010, “l’industria crocieristica – spiega il presidente dell’European Cruise Council, Manfredi Lefebvre d’Ovidio – favorisce la ripresa economica e funge da catalizzatore turistico”.
Senza contare i risvolti occupazionali, visto che nei cantieri navali e nei porti trovano lavoro circa 300mila persone.